"Proprio l’accurato rispetto delle complesse esigenze musicali e dell’originalità della partitura, voluto e ottenuto dal Generalmusikdirektor Francesco Angelico, ha quindi costituito l’elemento primo di "messa in discussione delle abitudini di visione e d’ascolto”, senza il rischio di contestarle vanamente per comoda adesione a qualche luogo comune. Di fronte a un palcoscenico esploso nelle dimensioni e quasi sempre strapieno, con i cantanti spesso lontani dalle posizioni che ne favorirebbero l'udibilità, il maestro siciliano riesce a coordinare perfettamente l’orchestra, le voci e i gruppi di percussionisti distribuiti in tutto il teatro. E mantiene costante la tensione espressiva della musica, senza mai lasciarla allentare dalle pause, talvolta non brevi, che l’organizzazione dello spettacolo richiede tra qualche “parte” e la successiva. La musica di Rihm permane ben riconoscibile nell’evoluzione evidente tra le sue tre opere piú note (Lenz, Hamlet e Mexico); un carattere tipico ne è l’alternanza tra la creazione dell’ambiente e dell’aspettativa dell’ascoltatore-spettatore, ottenuta spesso grazie a ritmi ostinati delle percussioni, e il dramma psicologico, espresso quasi tradizionalmente come arioso. L’alto profilo della direzione di Francesco Angelico si manifesta anche nella continuità tra questi due versanti della creatività dell'autore: la forte intensificazione degli applausi quando è uscito sul proscenio dopo la recita a cui avevo assistito (la terza), mi sembra dimostrare che il pubblico ne ha ben còlto valore e significato. La prudente FAZ è giunta a scrivere che “non si sarebbe potuto desiderare un avvocato migliore per la musica di Rihm” (Lotte Thaler): condivido questo giudizio."
(Vittorio Mascherpa, Operaclick)